L’esposizione a lungo termine sul campo ad un pesticida di nuova generazione, il flupyradifurone, compromette il comportamento e la sopravvivenza delle api da miele.
(recensione articolo Tosi et. al. (2021), vedi bibliografia in calce)
L’uso massiccio di pesticidi in agricoltura comporta diversi effetti collaterali, tra cui lo sviluppo di resistenza proprio verso di essi da parte degli organismi bersaglio e pertanto vi è la necessità di sviluppare nuove sostanze in grado di controllare i fitofagi. Il flupyradifurone, anche chiamato FPF, è un insetticida relativamente nuovo in quanto è stato registrato per la prima volta nel 2014 in Guatemala e Honduras e nel 2015 negli Stati Uniti e in Europa, e per tale motivo sono pochi gli organismi che hanno sviluppato una resistenza verso di esso. Il FPF viene impiegato per controllare numerosi parassiti, tra cui afidi, psillidi e aleurodidi; appartiene al gruppo chimico butenolidi ed è il principio attivo del prodotto Sivanto Prime. Si tratta di un prodotto sistemico ed è un agonista del recettore nicotinico dell’acetilcolina (AChR) degli insetti. Il FPF è considerato poco tossico per le api, al punto che ne viene consentito l’impiego mentre si nutrono attivamente, anche se la sua valutazione ecotossicologica rimane controversa. Secondo quanto riporta l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente EPA (Environmental Protection Agency), il FPF è un composto non volatile e per tale motivo non vi è un problema di diffusione da parte dal vento; inoltre, i dati disponibili sul destino nell’ambiente suggeriscono che il FPF tenda a dissolversi rapidamente dal punto di applicazione, sebbene alcuni studi sul tempo di dissipazione del 90% del pesticida dalla superficie del suolo abbiano spesso superato l’anno. Questa persistenza nell’ambiente è avvalorata da altri studi che hanno riscontrato la presenza di FPF in matrici ambientali cui sono esposte le api, quali il polline e il nettare dei fiori. Il FPF viene ritenuto non tossico per le api e per i bombi tramite contatto, ma altamente tossico per le stesse api e per le osmie tramite ingestione. Sempre secondo l’EPA, il FPF risulta effettivamente tossico con una esposizione orale acuta a dosi relativamente basse sui singoli individui, ma studi di semi-campo riportano un aumento solo transitorio della mortalità a livello della famiglia. Tuttavia, questo studio e numerosi altri (Tosi e Nieh, 2019; Chakrabarti et al., 2020; Wu et al., 2021) hanno dimostrato che il FPF comporta diversi effetti subletali per le api, tra cui l’alterazione nel comportamento, nell’alimentazione e nel movimento nonché un aumentato stress ossidativo.
Il lavoro di Tosi et. al. (2021) qui recensito, che ha visto la partecipazione di laboratori dall’Europa al Nord America, pone l’attenzione sulla metodologia di valutazione del rischio dei prodotti fitosanitari, che solitamente prevede delle prove in condizioni di laboratorio e dalla durata limitata (tendenzialmente dieci giorni). Gli autori, infatti, avendo studiato la risposta delle api ad una esposizione prolungata all’FPF, hanno potuto osservare un aumento di comportamenti anomali fino a 31 giorni dall’esposizione al trattamento, e a tutte le dosi giornaliere somministrate.
Tali alterazioni, insieme a una aumentata mortalità, sono state osservate fino alla quantità di 11ng/ape/giorno che è una dose 101 volte più bassa rispetto a quella riportata nella valutazione del rischio (1110ng/ape/giorno).
In questo studio non è stata riscontrata una tossicità cumulativa a differenza di quanto è stato rilevato per altri pesticidi come i neonicotinoidi, e ciò sembrerebbe dovuto al fatto che le api sono in grado di disintossicare l’organismo dal FPF, ma questo meccanismo può essere alterato dal propiconazolo, come dimostrato in un altro lavoro da Tosi e Nieh (2019). Gli autori sottolineano l’importanza di considerare anche le possibili sinergie tra i prodotti nella valutazione del rischio dei pesticidi, mentre attualmente ci si basa solo sull’esposizione di una singola sostanza per volta. Inoltre, siccome hanno riscontrato che a dosi intermedie (33ng/ape/giorno) la sopravvivenza delle api non era significativamente ridotta, suggeriscono l’ormesi per il FPF, ossia una risposta positiva o negativa a seconda della dose del prodotto.
In conclusione, per proteggere gli insetti impollinatori e l’ambiente bisogna implementare, nella valutazione del rischio dei pesticidi, gli studi a lungo termine per stabilire quali sono gli effetti subletali, sinergici e le interazioni nel tempo.
Lucia Lenzi
Bibliografia citata
Tosi S., Nieh J. C., Brandt A., Colli M., Fourrier J., Giffard H., Hernández-López J., Malagnini V., Williams G. R., Simon-Delso N., 2021. Long-term field-realistic exposure to a next generation pesticide, flupyradifurone, impairs honey bee behaviour and survival. Communications Biology 4:805 https://doi.org/10.1038/s42003-021-02336-2 www.nature.com/commsbio
Tosi S., Nieh J. C., 2019. Lethal and sublethal synergistic effects of a new systemic pesticide, flupyradifurone (Sivanto®) on honey bees. Proc. R. Soc. B Biol. Sci. 286, 20190433