Review di Aleksandra Leska, Adriana Nowak, Ireneusz Nowak and Anna Górczyńska.
La specie Apis mellifera riveste una notevole importanza per la vita degli esseri umani, sia diretta, attraverso i prodotti dell’alveare (miele, propoli, polline) sia, e aggiungerei soprattutto, indiretta attraverso l’impollinazione che sostiene circa un terzo della produzione alimentare globale e la biodiversità di molti ecosistemi. Lo stretto rapporto tra api ed esseri umani è millenario e l’attività di apicoltura ha fatto sì che l’ape da miele europea si diffondesse in tutto il mondo; tuttavia, oggi sia le api da miele sia le api selvatiche sono minacciate da un fenomeno che sembra essere iniziato nel 2006, quando si sono verificati i primi episodi di spopolamento di alveari, e che prende il nome di Colony Collapse Disorder (CCD). Questo fenomeno è caratterizzato da un improvviso declino nel numero delle operaie adulte senza alcun motivo specifico, ed infatti spesso all’interno dell’alveare si trovano api immature e scorte alimentari. Il CCD è riconducibile a numerose e svariate cause, tra cui l’inquinamento dell’aria, predatori come vespe ma anche e soprattutto microrganismi e pesticidi, come riportato dall’approfondita review di Leska et al. 2021. Gli autori, dopo aver sottolineato l’importanza delle api attraverso una dettagliata descrizione del loro ruolo nell’ecosistema e nell’economia umana, nonché della rilevanza dei prodotti dell’alveare per la nostra salute, hanno analizzato i principali fattori sospettati di causare il CCD. I pesticidi, che possono essere agenti biologici o sostanze di sintesi utilizzate per eliminare o ridurre lo sviluppo di determinati organismi ed includono fungicidi, insetticidi, erbicidi e rodenticidi, possono arrecare danni fisiologici importanti alle api come alterazioni del sistema immunitario e del comportamento. I principali insetticidi riscontrati nell’ambiente delle api sono i neonicotinoidi, in cui rientrano l’imidacloprid e il thiamethoxam, ma anche il coumaphos e il chlorpyrifos il quale, fortunatamente e proprio di recente, è stato ritirato dall’agenzia americana per la protezione dell’ambiente EPA (Environmental Protection Agency) per tutti i suoi usi nella produzione alimentare. La legislazione assume un ruolo decisivo nella protezione dell’ambiente e delle api e l’Unione Europa possiede un ruolo di supremazia rispetto alle leggi delle singole nazioni, nonché un impatto maggiore rispetto ai regolamenti delle altre organizzazioni internazionali. Infatti, il regolamento 1107/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio riguarda l’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, cui si devono attenere tutti i produttori che pertanto hanno l’obbligo di determinare se i loro prodotti rappresentano un pericolo per le api. Inoltre, dal 2018, è vietato l’impiego di pesticidi in zone particolari come campi a maggese, colture di cattura e fissanti l’azoto, così come sono state ritirate le autorizzazioni per i prodotti contenenti principi attivi del gruppo dei neonicotinoidi (imidacloprid, thiamethoxam e clothianidin) che si ritengono una delle principali cause del CCD. Gli autori, ripercorrendo la storia dei neonicotinoidi e della loro immissione sul mercato, hanno sottolineato quanto fosse inadeguata la valutazione del rischio nei confronti delle api, che quindi è stata modificata nel 2010 ed è in costante aggiornamento. Infatti, i test prevedevano una sola via di esposizione e per un periodo limitato al tempo di trattamento della coltura, senza considerare altre possibili vie di esposizione e gli effetti a lungo termine definiti “subletali”. Ora la valutazione del rischio è strutturata per livelli, dove il primo livello è basato sull’esposizione acuta in laboratorio e sulla DL50 (dose letale per il 50% degli individui) e i due livelli successivi sono basati su prove di campo e semi-campo, tuttavia, risulta ancora insufficiente per valutare alcuni effetti indotti dai pesticidi. Un altro fattore che contribuisce al CCD è rappresentato dai microrganismi che comprendono sia batteri come Paenibacillus larveae, responsabile della peste americana, e Melisococcus plutonius, responsabile della peste europea, che attaccano le larve, ma anche funghi come Nosema ceraneae e Nosema apis che sono gli agenti eziologici della nosemiasi e Varroa destructor, un ectoparassita che compie il ciclo vitale in parte ancorato sul corpo delle api adulte e in parte su larve e pupe.
Lo scopo della review era sicuramente illustrare la complessità di fattori e interazioni che contribuiscono al fenomeno del Colony Collapse Disorder, che comporta un declino nelle popolazioni di api causando ingenti danni non solo all’ecosistema, che sicuramente è di primaria importanza, ma anche alla nostra economia. Per tale motivo, gli autori rimarcano l’importanza di pratiche apistiche mirate alla prevenzione delle malattie ma anche di una legislazione seria, affiancata da una valutazione del rischio dell’impiego dei pesticidi più realistica.
Lucia Lenzi
Bibliografia citata
Aleksandra Leska, Adriana Nowak, Ireneusz Nowak and Anna Górczyńska (2021) – Effects of Insecticides and Microbiological Contaminants on Apis mellifera Health. Molecules. 2021 Aug; 26(16): 5080. doi: 10.3390/molecules26165080