Un aprile meteorologicamente dinamico e termicamente sotto la media è stato seguito da un maggio che potremmo definire “estremo” e che sarà quasi certamente il più piovoso dal dopoguerra. A livello nazionale, maggio 2023 si è messo in evidenza come mese estremamente piovoso, anche attraverso i tristemente noti eventi alluvionali. Le aree colpite dalle precipitazioni più abbondanti riguardano Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Campania, Basilicata, nord della Calabria e Sicilia settentrionale, laddove si sono superati accumuli di 200 mm, ma con picchi areali nelle zone maggiormente colpite di oltre 500 mm (rilievi dell’Emilia orientale e della Romagna), corrispondente ad un’anomalia percentuale di oltre il 350% sul valore climatologico mensile. Altrove le anomalie sono oscillate tra il 100 e il 250%, con i massimi nelle regioni sopra indicate.
Da un lato questo regime di circolazione atmosferica ha permesso a gran parte del Paese di ricevere piogge frequenti e abbondanti inclini a contenere o limitare la storica siccità dell’ultimo anno e mezzo (per lo meno quella dei suoli superficiali, mentre per inumidire a dovere quelli profondi e alimentare i corpi idrici sotterranei servirebbero apporti più lenti e graduali), dall’altro esse si sono manifestate sotto forma di episodi alluvionali di cui sono state oggetto soprattutto l’Emilia orientale e la Romagna a seguito degli straordinari episodi piovosi dell’1-3 e 16-17 maggio, nel corso dei quali, in circa 60 ore totali di precipitazione, si sono accumulate quantità di pioggia corrispondenti a circa la metà del normale valore annuale, con particolare riferimento alla fascia appenninica bolognese, ravennate e forlivese.
Oltre alle straordinarie piene fluviali che in pianura hanno causato rotte di argini di diversi torrenti e inondazioni su un vasto territorio che va dal modenese al riminese senza soluzione di continuità, le piogge alluvionali hanno causato anche centinaia di frane che hanno martoriato i versanti collinari e montani nell’Appennino emiliano orientale e romagnolo, devastando edifici e viabilità, mentre le coste hanno subito gli effetti di forti venti da Est e di una notevole mareggiata e marea di tempesta.
Un altro dato particolarmente indicativo dell’anomalo maggio 2023 riguarda il numero di giorni di pioggia. Sul territorio nazionale, si sono registrati ben 23 giorni di pioggia estesi su almeno tre quarti della Penisola, contro una norma climatologica che non supera i 14 giorni nelle aree montuose, anche questo un dato particolarmente indicativo dell’anomalo maggio 2023.
Similmente, è risultato altissimo anche il numero di giorni con cielo tra il nuvoloso e il coperto (almeno 5/8 di copertura nuvolosa), che è oscillato tra 20 e 24 giorni su 31, vale a dire quali l’80% dei giorni dell’intero mese, con i massimi sulle regioni nord-orientali, adriatiche e zone interne del Centro, che valgono circa il doppio del normale valore climatologico.
Nel mese di maggio 2023 è proseguito inoltre il debole trend negativo delle temperature iniziato nel mese di aprile. Continua a leggere il report completo sull’andamento meteorologico con le previsioni di scenario per le prossime due settimane.
L’andamento produttivo della primavera 2023 non poteva che risentire di una situazione meteorologica caratterizzata da eventi estremi in entrambi i mesi di aprile e maggio che hanno determinato una situazione di grave mancanza di raccolti in tutta la Penisola.
Una situazione che purtroppo si sta ripetendo sempre più di frequente e che è ipotizzabile si ripeterà anche in futuro. Gli eventi di questa primavera rientrano infatti a pieno titolo all’interno di una tendenza climatica dimostrata da decenni di dati i quali mostrano inequivocabilmente un incremento in frequenza di eventi estremi anche di segno opposto (es. lunghi periodi con temperature nettamente superiori alla media stagionale, ad altri brevi più freddi; lunghi periodi di siccità e brevi fasi estremamente piovose).
A causa della siccità pregressa, le condizioni all’inizio della stagione produttiva sono apparse subito poco favorevoli con flussi nettariferi estremamente scarsi e discontinui. Nel mese di aprile la situazione meteorologica ha provocato, nelle famiglie già ben sviluppate, un elevato consumo di scorte per via delle basse temperature e degli scarsi flussi nettariferi, costringendo gli apicoltori in molte zone della penisola ad intervenire con la nutrizione di emergenza. Le intense gelate di inizio aprile, seppur non con la gravità della primavera 2021, hanno causato danni diretti ai germogli delle piante di acacia in fase di sviluppo in diverse zone del nord.
Agli inizi di maggio, nel momento dei raccolti fondamentali quali l’acacia e l’agrumi, le tanto attese piogge si sono manifestate in gran parte della Penisola con una intensità e continuità che ha impedito alle api di bottinare per diversi giorni.
L’attività delle api e di conseguenza la raccolta di nettare sono state inoltre ostacolate dall’elevato numero di giorni molto nuvolosi e con temperature sotto la media.
In molte zone sembra che nonostante una fioritura all’apparenza buona, le api fossero poco attratte dai fiori di acacia, scarsamente profumati e che secernevano poco nettare. La scarsa attrattività dei fiori sembra essere una criticità anche per altre fioriture e potrebbe essere da ricondurre allo stress idrico che le piante hanno subito per la prolungata siccità di oltre un anno e che è stata limitata solo superficialmente dalle piogge intense di questo mese.
Secondo i bollettini fenologici del 18 e 25 maggio della rete IPHEN, in alcuni siti dove sono stati effettuati i rilievi, le piogge intense hanno contribuito al processo di fine fioritura della robinia favorendo la caduta dei petali.
I ben noti eventi alluvionali che si sono verificati, tra il 1 e il 3 maggio e tra il 15 e il 17 maggio, in Emilia Romagna e parte delle Marche, oltre alle vittime e agli ingenti danni materiali, hanno aggravato ulteriormente la situazione dell’apicoltura sul piano produttivo e, nelle aree più colpite, ha determinato la perdita di interi apiari spazzati via delle inondazioni. In altri casi la situazione ha reso impossibile raggiungere gli alveari per le condizioni del terreno a causa delle frane o delle stesse inondazioni.
Oltre ai mancati raccolti, la pressoché totale assenza di nettare ha reso necessario ricorrere ad abbondanti nutrizioni di soccorso per la sopravvivenza delle api ridotte alla fame.
Nonostante le nutrizioni incessanti, le famiglie hanno subito comunque una forte regressione con riduzione della covata e un generale rallentamento delle famiglie. La nutrizione con sciroppi zuccherini per tempi prolungati, infatti, oltre ad essere estremamente costosa, pur garantendo la sopravvivenza dell’ape, non consente di mantenere la funzionalità produttiva della famiglia. Quando viene meno l’interazione tra l’ape e l’ambiente per mancanza di risorse trofiche per così tanto tempo, non sono solo raccolti in corso ad essere compromessi ma anche la potenzialità produttiva per i raccolti successivi.
La scarsità di flussi nettariferi, la prolungata inattività delle bottinatrici e le difficoltà ad effettuare le regolari visite di controllo delle famiglie di api per le continue piogge, hanno inoltre innescato sciamature incontrollate, soprattutto in alcune regioni del Sud, che hanno ulteriormente ridotto il potenziale produttivo e sia aggiungono alle altre criticità evidenziate.
Gli allevatori di api regine segnalano ritardi nelle fecondazioni e percentuali più basse della norma, difficoltà nell’avvio degli allevamenti e indebolimento dei nuclei di fecondazione.
Vediamo in particolare la situazione per regione sulla base delle informazioni raccolte dalla rete di rilevatori dell’Osservatorio, tramite interviste ad apicoltori professionisti su tutto il territorio nazionale.
Valle d’Aosta
Le condizioni meteorologiche caratterizzate da temperature sotto la media hanno pregiudicato i raccolti del tarassaco. Diversi apicoltori professionisti hanno rinunciato a portare gli alveari su questa fioritura preferendo effettuare nomadismo fuori regione. Chi ha lasciato gli alveari sul tarassaco ha dovuto nutrire le famiglie nonostante una bellissima fioritura perché le basse temperature hanno ostacolato sia l’attività delle api che i normali flussi di nettare. Non si registrano quindi al momento produzioni.
Piemonte
Gli abbassamenti termici verificatisi il 28 marzo, il 5-6 aprile, e il 14 aprile hanno causato danni alle piante di acacia stimati intorno al 20%, soprattutto alle altitudini minori e nelle vallate più fredde. Le gelate di aprile e il successivo maltempo del mese di maggio hanno pregiudicato i raccolti di acacia che sono stati scarsi ed estremamente eterogenei, con differenze anche sostanziali tra apiari di uno stesso territorio. La produzione media provvisoria rilevata su alveari dislocati in tutte le principali province vocate alla produzione dell’acacia va da un minimo di 4 kg/alveare fino a 8 kg/alveare.
Lombardia
Situazione estremamente negativa, caratterizzata dalla scarsità di flussi nettariferi primaverili e dalla necessità diffusa di intervenire con la nutrizione di supporto. I raccolti di tarassaco sono stati azzerati dalla siccità. Nel mese di aprile alcuni apicoltori sono riusciti a raccogliere qualcosa sui flussi nettariferi di senape selvatica, ciliegio, fruttiferi, specie nelle zone collinari, o sulla colza ma si tratta di produzioni molto localizzate su pochi alveari. Nelle medesime zone, anche in apiari limitrofi, c’è chi non ha ottenuto alcun raccolto e ha lasciato il miele alle api. Il maltempo del mese di maggio ha compromesso anche i raccolti del miele di acacia. Le medie produttive provvisorie rilevate su alveari dislocati nelle principali province vocate alla produzione dell’acacia vanno da raccolti nulli o insignificanti di 1 o 2 kg/alveare fino a 5-6 kg/alveare. Non si segnalano punte produttive in alcuna zona e la necessità di nutrire è stata continua.
Liguria
Nelle zone vocate alla produzione del miele di erica, in particolare della provincia di Genova, è stato possibile ottenere qualche raccolto di pochi chili ad alveare. Si tratta comunque di produzioni circoscritte su un numero limitato di alveari. Il flusso nettarifero dell’erica ha consentito in queste zone un buono sviluppo dei nuclei e delle famiglie senza necessità di intervenire con la nutrizione. Peggiore la situazione nelle province di Savona e Imperia dove i raccolti sono stati azzerati. Per quanto riguarda il miele di acacia, il maltempo ha condizionato negativamente la produzione che in diversi casi è stata pari a zero. Nelle zone più vocate è stato possibile ottenere qualche piccolo raccolto per cui possiamo attualmente stimare una forbice che va da 0 a 7 kg/alveare in media.
Friuli Venezia Giulia
A causa delle condizioni meteorologiche, ad oggi non si rilevano produzioni significative. Sono stati generalmente compromessi sia i raccolti di acero che di tarassaco. In una zona estremamente circoscritta della provincia di Udine è stato possibile produrre del miele di colza ma si tratta di un caso isolato su pochi alveari. La produzione media di acacia è difficilmente stimabile per il gran numero di alveari che non hanno prodotto nulla. Si tratta comunque di pochi chili ad alveare, con caratteristiche più del millefiori che dell’acacia, che in molti casi non sono stati neanche raccolti ma lasciati alle famiglie. Anche in Friuli tra aprile e inizio maggio sono state necessarie nutrizioni estremamente abbondanti per non far morire di fame le api.
Veneto
Nelle prealpi trevigiane e nell’alto vicentino, nella zona collinare pedemontana, si segnala la necessità di nutrire con continuità le api alla fame, data la mancanza di flussi nettariferi significativi. Si segnala qualche sporadico raccolto di pochi chili di millefiori primaverile e tarassaco e colza in alcune zone della pianura padovana. Il maltempo di maggio ha praticamente azzerato i raccolti di acacia. Il poco che è stato raccolto, più millefiori che monoflora di acacia, spesso non è stato neanche prelevato per lasciarlo alle api. La prolungata mancanza di fonti trofiche naturali, nonostante le massicce nutrizioni, ha causato la regressione delle famiglie e si teme per gli effetti sui successivi raccolti.
Trentino Alto Adige
Fin dal mese di aprile è stato necessario intervenire con la nutrizione di soccorso soprattutto nelle zone di fondovalle dove le fioriture di melo e tarassaco non hanno determinato flussi nettariferi soddisfacenti. Nel mese di maggio, le intense precipitazioni e le temperature per lunghi periodi al di sotto della media stagionale hanno azzerato i raccolti di acacia oltre a provocare la regressione della covata e la morte di alcune famiglie per fame.
Emilia Romagna
L’emergenza alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna ha avuto gravi conseguenze sul settore apistico con interi apiari devastati dalle piene, dalla riviera all’entroterra romagnolo, e danni materiali la cui quantificazione è ancora in corso. Inoltre gli allagamenti in pianura e le frane che si sono verificate nelle zone collinari e montane dell’appennino hanno reso inaccessibili gli apiari e complicato enormemente la gestione degli alveari. La situazione per le aziende apistiche è critica in tutta la regione. Ad oggi la produzione primaverile è quasi nulla a causa prima della siccità e poi delle forti piogge in concomitanza alla fioritura dell’acacia. Nelle province di Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia sono saltati i raccolti di millefiori primaverile e le gelate tardive hanno compromesso la fioritura dell’’acacia. Millefiori primaverili assenti anche nella provincia di Ravenna. Solo gli apicoltori con gli alveari in prossimità dei seminativi di colza sono riusciti a raccogliere qualche chilo di miele di colza ma si tratta di pochi casi circoscritti. L’importazione di nettare di acacia è stata arrestata dalle forti piogge dei tragici eventi di maggio e i pochi chili raccolti sono stati lasciati alle api per fronteggiare l’emergenza dell’alluvione. In provincia di Ferrara, zona non vocata alla produzione di acacia, si registrano casi di alveari alla fame e che devono essere supportati dalla nutrizione di soccorso. La necessità di alimentare è stata diffusa in tutta la regione. Nella provincia di Piacenza i raccolti di millefiori primaverile in pianura e nella prima collina sono stati azzerati dalla siccità e dalle gelate tardive. Le gelate di aprile hanno provocato anche danni alle piante di acacia mentre le piogge insistenti e le grandinate di maggio hanno compromesso i raccolti sia in pianura che in collina.
Toscana
Anche in Toscana i raccolti di miele di acacia sono stati compromessi dalle gelate di inizio aprile e dal maltempo eccezionale del mese di maggio. In tutte le province vocate i raccolti sono stati nulli o estremamente scarsi. Le medie produttive rilevate vanno dai 0 ai 6 kg/alveare. Tutti gli apicoltori intervistati hanno segnalato che il miele raccolto è scuro e bisognerà verificare la rispondenza alla denominazione. Sono la maggior parte, gli alveari che non hanno prodotto nulla dall’inizio della primavera o per i quali si è scelto di lasciare il poco nettare raccolto alle api. In gran parte della regione è stato necessario intervenire con la nutrizione di soccorso per supportare le famiglie in stress alimentare, soprattutto in zone come il Mugello, la provincia di Prato e Pistoia, la provincia di Firenze e il Valdarno Fiorentino. Più favorevole la situazione delle scorte di miele nelle zone della provincia di Livorno e Grosseto dove all’inizio della primavera le api hanno beneficiato dei flussi nettariferi dell’erica e della sulla spontanea (provincia di Livorno e Siena) dove è stato possibile anche ottenere qualche raccolto, ma si tratta in proporzione di un numero limitato di alveari. Alla fine di maggio la situazione non mostra segni di miglioramento e la scarsa importazione nettarifera costringe ancora molti apicoltori a nutrire.
Marche
Il mese di maggio è stato fortemente condizionato dalle pessime condizioni meteo. Le continue piogge di intensità eccezionale, la grandine, il vento ed il freddo non hanno consentito ai fiori nettariferi di svilupparsi ed alle api di bottinare. Gli apicoltori hanno dovuto provvedere, in condizioni precarie, ad una continuativa somministrazione di nutrizioni di emergenza per la sopravvivenza delle famiglie, che peraltro in molti casi non è stato possibile raggiungere a causa del dissesto idrogeologico con conseguente morte delle stesse. Diverse centinaia di famiglie sono morte ed anche quelle sopravvissute, grazie alle nutrizioni, non presentano uno stato di salute ottimale ed è verosimile inoltre che avranno difficoltà per uno sviluppo futuro. Le nutrizioni si stimano, a seconda delle situazioni, complessivamente in circa 15-18 kg ad alveare. Ad oggi non è stato prodotto il miele di acacia (completamente azzerato) e non è stato prodotto alcun tipo di miele.
Lazio
Il maltempo e le basse temperature del mese di aprile hanno condizionato i raccolti di millefiori primaverile. In particolare nelle zone più interne della regione la produzione di millefiori primaverile è stata azzerata e lo sviluppo delle famiglie ha risentito della mancanza di nettare, con covata in regressione e l’insorgenza di patologie, per cui è stato necessario intervenire con la nutrizione di soccorso. Leggermente migliore la situazione sui litorali dove i flussi nettariferi hanno almeno evitato di dover nutrire e hanno consentito di ottenere qualche raccolto di millefiori e di miele di agrumi, limitatamente ai territori della provincia di Latina dove ci sono piccoli agrumeti. Si tratta comunque di raccolti scarsi perché nelle settimane di pioggia di maggio gli apicoltori hanno atteso a prelevare i melari e le famiglie di api molto sviluppate hanno consumato gran parte di quello che avevano raccolto. È mancata anche la produzione di melata di pino nella prima metà di aprile che negli scorsi anni contribuiva alla produzione di un millefiori primaverile di colorazione scura. La produzione media provvisoria di millefiori primaverili della provincia di Roma è stimabile in 5 kg/alveare con una variabilità che va da 0 a 10 kg/alveare. Nella provincia di Viterbo, dove solitamente è possibile produrre del millefiori da erbaio, sono mancati i raccolti di millefiori primaverile e la situazione predominante è di famiglie in regressione che fino a maggio hanno necessitato di nutrizione per la mancanza di flussi nettariferi. Il maltempo e una persistente sciamatura ha condizionato negativamente anche i raccolti di acacia determinando una situazione estremamente eterogenea. Nella provincia di Frosinone si va dai mancati raccolti ai 12 kg/alveare mentre nella provincia di Roma e nell’area metropolitana la produzione di acacia è stata praticamente azzerata con un calo significativo rispetto allo scorso anno. In alcuni casi gli scarsi flussi nettariferi di acacia si sono sovrapposti ad altri nettari di essenze da erbaio e la produzione ottenuta sarà più probabilmente un millefiori. Per quanto riguarda il miele di sulla, i dati sono ancora provvisori ma per il momento nelle zone a cavallo tra Lazio e Campania la produzione è nulla.
Umbria
Le famiglie hanno svernato con sufficienti scorte per arrivare alle prime fioriture ma le condizioni meteorologiche hanno ostacolato i raccolti. Qualche azienda ha fatto qualche chilo di millefiori di colza ma nella maggior parte dei casi il millefiori primaverile raccolto è stato consumato dalle api. Il nettare non è comunque sufficiente né per ottenere dei raccolti né per la sopravvivenza delle api per cui si continua a nutrire e ci sono casi di famiglie morte di fame.
Abruzzo
Nessun raccolto di acacia è stato rilevato sugli alveari in produzione in Abruzzo. Sono in corso i raccolti di miele di sulla ma le previsioni sono negative.
Molise
L’importazione di nettare è stata finora irrisoria e costringe ancora oggi gli apicoltori ad alimentare le api con canditi o sciroppi. Al momento si registra un consumo medio di oltre 7 kg di candito per alveare dall’inizio dell’anno e non si registrano raccolti primaverili. Anche i raccolti di sulla sembrano aver risentito sia delle condizioni climatiche che dello stato delle famiglie in forte regressione.
Campania
Situazione allarmante per il settore apistico della regione a causa dell’andamento climatico che ha di fatto azzerato le produzioni primaverili. Sono stati compromessi sia i raccolti di millefiori primaverili che di acacia e si prevede una forte riduzione dei raccolti di miele di sulla, un miele di fondamentale importanza per le aziende apistiche campane. Come in molte altre zone della Penisola, l’assenza di importazione costringe ancora oggi gli apicoltori ad alimentare le api con canditi o sciroppi con un consumo medio stimato di oltre 7 kg di candito per alveare dall’inizio dell’anno.
Basilicata
Nonostante una partenza discreta all’inizio del mese di maggio, con l’arrivo del maltempo le api hanno consumato parte di quanto avevano raccolto. Le produzioni medie rilevate di miele di agrumi nella provincia di Matera vanno dai 10 ai 15 kg/alveare. I raccolti di miele di sulla sono ancora in corso ma le aspettative non sono particolarmente positive. In generale nelle zone interne e montane gli alveari hanno sofferto la fame più che in collina e sulla costa. In alcuni casi si è intervenuto con la nutrizione di emergenza. Alla scarsa produzione e alla perdita di alcune famiglie per fame si sono aggiunte anche le sciamature incontrollate che hanno reso molto complicata la gestione degli alveari.
Puglia
Le basse temperature del mese di aprile hanno compromesso la produzione di miele di ciliegio nella provincia di Bari che è servita principalmente allo sviluppo delle famiglie. Nei casi in cui si è raccolto le rese non superano nel migliore dei casi i 3 kg/alveare. Per quanto riguarda il miele d’agrumi, dopo un inizio promettente, nella parte centrale e finale della fioritura, le piogge e le basse temperature hanno compromesso le produzioni. Laddove la produzione sembrava discreta, al ritiro dei melari le api avevano consumato parte del miele raccolto. Nel complesso, la produzione risulta dimezzata rispetto all’anno scorso, con maggior lavoro per gli apicoltori a causa della forte sciamatura legata all’andamento meteorologico sfavorevole. Nella provincia di Taranto, la produzione media provvisoria rilevata si è attestata prevalentemente tra i 10 kg/alveare e i 18 kg/alveare. La produzione del miele millefiori primaverile è in ritardo a causa delle condizioni climatiche. Si prospetta favorevole nelle zone più calde della regione (province di Taranto, Lecce, Brindisi e sud Barese), meno nelle zone più fredde e colpite da frequenti piogge del nord Barese e della provincia di Foggia. Si segnala ancora la necessità di qualche nutrizione di soccorso precedente al raccolto di coriandolo nella provincia di Foggia.
Calabria
Il territorio calabrese presenta una variabilità elevatissima tra le zone interne e la costa ionica e tirrenica. Le informazioni provvisorie sulla produzione del miele di agrumi evidenziano sulla costa ionica, nell’area di Corigliano-Rossano e sulla costa tirrenica nella piana di Rosarno, raccolti piuttosto scarsi di 10 kg/alveare. Migliori i raccolti nella Piana di Sibari dove sono state ottenute anche punte di 20 kg/alveare. I raccolti del miele di sulla sono ancora in corso ma le aspettative non sono positive. Nelle aree interne è stato necessario ricorrere spesso alle nutrizioni di soccorso. Si sono inoltre verificate sciamatura anomale con casi diffusi di orfanità e ci sono stati casi di avvelenamento su postazioni di alveari situati in aree agrumicole con mortalità delle api bottinatrici.
Sicilia
Situazione estremamente negativa per la Sicilia. In alcune province si registrano alveari morti di fame e altri in forte stress alimentare con covate cannibalizzate. Le basse temperature e il maltempo in concomitanza con la fioritura degli agrumi hanno ostacolato la bottinatura. I dati provvisori rilevati su alveari nelle zone di produzione dell’agrumi (piana di Catania, provincia di Siracusa, provincia di Agrigento) evidenziano una media di 5 kg ad alveare, per chi ha prelevato i melari, con rare punte di 7-8 kg/alveare. Per quanto riguarda la produzione di miele di sulla, sembra che solo gli alveari stanziali o portati precocemente siano riusciti ad ottenere un minimo raccolto mentre chi ha portato gli alveari successivamente al raccolto di agrumi ha prodotto poco o nulla per via della forte pioggia e del vento che hanno allettato le piante.
Sardegna
Annata estremamente negativa anche per la Sardegna a partire dal raccolto di asfodelo che è stato azzerato dalla siccità. La siccità ha avuto effetti negativi sulla generalità delle fioriture spontanee primaverili compromettendo i raccolti di millefiori che in Sardegna rappresentano la produzione principale per le aziende apistiche. Inoltre con l’arrivo del maltempo il miele che le api avevano raccolto è stato consumato dalle famiglie e in molti casi si è dovuto nutrire, soprattutto nelle zone costiere e in pianura. La produzione di agrumi nelle zone del Campidano e medio Campidano (provincia di Oristano) così come nella provincia di Sassari è stata praticamente nulla. Anche nelle zone vocate della provincia di Cagliari è stata estremamente scarsa, non più di 5 chili ad alveare in media. Scarsa anche la produzione media di miele di sulla nelle zone vocate delle province di Cagliari e di Oristano, con valori provvisori rilevati di 8 kg/alveare. Il quadro delle criticità ambientali è ulteriormente aggravato dal problema delle cavallette nelle zone in cui si raccolgono sulla, trifoglio, colza e medica, sia per i danni alle piante che per gli effetti negativi sulle api dei trattamenti insetticidi per il controllo dei fitofagi. Il perdurare del maltempo sta complicando anche le operazioni di trasporto degli alveari sulla fioritura dell’eucalipto e rischia di compromettere anche questo importante raccolto.
ll mercato del miele è ancora in una fase poco dinamica caratterizzata dall’assenza di transazioni significative e dal rallentamento delle vendite.
Anche il mercato degli sciami e delle regine ha subito rallentamenti dovuti all’andamento stagionale sfavorevole. In particolare per quanto riguarda gli sciami, la situazione meteorologica ha comportato la necessità di nutrire i nuclei da consegnare per sopperire al calo di scorte aumentando quindi i costi di produzione. La richiesta di sciami è stata comunque piuttosto sostenuta e il prezzo di vendita degli sciami convenzionali si è attestato su valori compresi tra 100 e 120 €/cad al Nord e al Centro e tra 90 e 120 €/cad al Sud. In Sicilia per gli acquisti con contributo pubblico si applica il prezziario regionale dell’agricoltura che prevede un prezzo di 88 €/cad. Per gi sciami biologici i prezzi si sono attestati sui 120 €/cad al Centro e al Sud, tra i 120-140 €/cad al Nord. La forbice di prezzo sta ad indicare la variabilità in base alla quantità di sciami venduti. Col proseguire della stagione il prezzo degli sciami subisce un calo fisiologico verso i valori più bassi della forbice
Sul mercato delle regine, i prezzi che a inizio stagione oscillavano tra i 18 e i 20 €/cad, adesso sono compresi prevalentemente tra i 15 e i 18 €/cad a seconda del numero di regine vendute. Nel corso della stagione si osserva un calo fisiologico del prezzo solitamente fino al mese di luglio in cui il prezzo torna a salire. Le difficoltà di allevamento e le basse percentuali di fecondazione potrebbero comunque portare ad un aumento dei prezzi dovuto alla minore disponibilità di regine pronte.
Oltre alle generali criticità ambientali che riguardano tutto il settore e le segnalazioni di alveari morti per fame in diverse zone della Penisola, merita un discorso particolare la situazione emergenziale che si è verificata in Emilia Romagna e in parte nelle Marche a causa delle alluvioni e delle frane che hanno colpito estesi territori tra il 1 e il 3 maggio e il 16 e il 17 maggio. La quantificazione dei danni è ancora in corso ma ad oggi l’Associazione Forlivese Apicoltori (AFA) ha accertato la perdita di 1200 alveari a cui si aggiungono i 3500 – 4000 alveari più 2000 nuclei per la fecondazione delle regine, stimate dall’Associazione Romagnola Apicoltori (ARA).
Consulta le rilevazioni dei mesi precedenti
L’indagine produttiva ed economica viene effettuata dalla rete di rilevatori dell’Osservatorio tramite interviste mensili ad apicoltori professionisti su tutto il territorio nazionale.
L’andamento meteorologico viene elaborato con il supporto di Pierluigi Randi, meteorologo professionista.
La resa media (kg/alveare) per tipologia di miele è rilevata su un campione di alveari in produzione nelle province vocate.
Il prezzo del miele (€/kg) è riferito a transazioni avvenute sul mercato all’ingrosso ed è inteso Franco Produttore I.V.A. inclusa.
Il prezzo delle regine (razza ligustica) è I.V.A. esclusa.
Il prezzo degli sciami è I.V.A. esclusa e si riferisce a sciami su 5 telaini (di cui 3 di covata e 2 di scorte).
Il prezzo di propoli e polline è I.V.A. inclusa mentre quello della pappa reale è I.V.A. esclusa.
Il prezzo del servizio di impollinazione è riferito ad unità (alveare o nucleo) I.V.A. esclusa.