L’Europa si sta confrontando con un’inedita e drammatica riduzione delle sue popolazioni di insetti, e questo declino purtroppo tocca direttamente anche gli impollinatori. Già una specie di api e una di farfalle su dieci sono in via di estinzione, mentre un terzo delle specie di api, farfalle e sirfidi si stanno riducendo a un ritmo inquietante. Una scomparsa senza precedenti, dovuta in massima parte all’uso massivo dei pesticidi chimici necessari all’agricoltura industriale.
In questi ultimi anni le multinazionali agrochimiche e agrogenetiche hanno sviluppato prodotti di nuova generazione a RNA messaggero, diffusi principalmente sotto forma di spray, di piante OGM o di microrganismi, che hanno il medesimo potenziale distruttivo nei confronti degli impollinatori degli insetticidi di sintesi tradizionali.
Grazie a un meccanismo di silenziamento genetico, infatti, inibiscono le funzioni vitali degli insetti bersaglio (ad esempio la contrazione muscolare o la divisione cellulare), estendendo però il loro effetto mortale anche nei confronti di altri insetti dotati di patrimonio genetico simile, eliminandoli indistintamente e precipitandone il declino tanto quanto i pesticidi chimici che dovrebbero sostituire.
Lo studio realizzato da Pollinis (Ong francese che si occupa della protezione delle api e della promozione dell’agricoltura rispettosa dell’ambiente – www.pollinis.org/publications/nouveau-rapport-sur-les-pesticides-arni-et-les-risques-pour-les-pollinisateurs ) effettuato su 26 prodotti in corso di sviluppo mette in evidenza l’effetto mortale di queste sostanze su ben 136 specie di impollinatori, fra cui api, bombi e varie farfalle, indispensabili per la biodiversità e per le colture.
Malgrado gli effetti deleteri evidenziati da tale rapporto, e nonostante l’assenza totale di valutazione dei rischi, di studi e di conoscenze scientifiche sugli esiti di tali prodotti sugli organismi viventi e sull’ambiente, molte di queste sostanze sono in via di sperimentazione in pieno campo in Francia e in altri paesi europei ed extra europei ove le lobby agrochimiche siano riuscite a condizionare le politiche pubbliche.
Più preoccupante ancora è che tali prodotti siano stati assimilati in via totalmente ingiustificata alle sostanze di biocontrollo a lieve rischio per gli impollinatori, quali ad esempio estratti di piante o feromoni, potendo beneficiare in questo modo di una valutazione del rischio meno stringente, elaborata, guarda caso, da alcune industrie quali Syngenta-Chemchina e Bayer-Monsanto.
Pollinis, sulla base dei propri studi, in funzione dei rischi già documentati dalla scienza indipendente e della messa in guardia sulla necessità di valutare in modo realistico i rischi per gli impollinatori e la biodiversità, chiede a gran voce l’esclusione dei pesticidi a RNA dalla definizione di prodotti a biocontrollo, la valutazione dei rischi drastica e rigorosa da parte di un’agenzia indipendente e la stretta applicazione del principio di precauzione, anche attraverso il confinamento della ricerca scientifica alle prove di laboratorio e alla sospensione immediata di tutte le prove in pieno campo praticate in Europa, fino alla messa in opera di tale valutazione. Inoltre si appella alla realizzazione di una seria, efficace ed urgente transizione ecologica, indispensabile per la protezione degli impollinatori, così come di tutti i viventi.
A tale riguardo Pollinis trova manforte presso la Commissione Europea da parte di Greenpeace, Save Bees and Farmers’ ECI coalition e BeeLife, tre importanti associazioni che operano in difesa degli impollinatori, che attraverso i loro rappresentanti sottolineano come i consumatori abbiano diritto di sapere se quello che stanno acquistando o mangiando contenga o meno tali prodotti, avendo inoltre, nel caso, la garanzia che siano stati sottoposti a una idonea valutazione del rischio e ad un adeguato monitoraggio. Sottolineano inoltre come, vista la disperata situazione degli impollinatori e della biodiversità in Europa, sarebbe assolutamente sconsiderato immettere sul mercato nuovi prodotti senza sapere praticamente nulla riguardo al loro impatto sull’ambiente e sulla salute, facendo infine notare come già una trentina di anni fa l’allora nuova tecnologia basata sulla concia dei semi attraverso i neonicotinoidi, messa in opera con la garanzia di essere sicura e addirittura protettiva per le api, si sia poi rivelata la causa principale del declino degli impollinatori in tutto il mondo.
Come sempre la storia insegna, ma purtroppo è una maestra inascoltata.
Serena Alessandrini