In questo articolo di Ecoscienza (4/2014) sono illustrati obiettivi e struttura del progetto Beenet per il monitoraggio dello stato di salute degli alveari in Italia.
Al termine del progetto Apenet, nato nel 2009 per indagare le cause delle mortalità primaverili di api, il Mipaaf ha deciso di portare avanti l’esperienza della rete di monitoraggio, attraverso il finanziamento del progetto “BeeNet: apicoltura e ambiente in rete”. Il progetto comprende una rete di monitoraggio nazionale e una Squadra di pronto intervento apistico (SPIA). La rete di monitoraggio BeeNet è stata attivata nel settembre 2011, a partire dalla preesistente rete di monitoraggio Apenet, con un notevole ampliamento nella copertura del territorio italiano. La rete è poi affiancata dalla SPIA, uno strumento operativo che permette di registrare gli eventi anomali di mortalità o spopolamento che avvengono negli alveari che non fanno parte della rete, e di intervenire direttamente sul luogo e in tempo reale.
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I dati della rete Beenet, scaricabili in bollettini periodici da qui, riguardano tutti i diversi fattori di rischio associati alla salute delle api, dai più comunica patogeni (Nosema ceranae, Varroa, principali virus), al valore nutritivo del polline raccolto, ai residui di pesticidi contenuti nel pane d’api. Riguardo quest’ultimo aspetto, l’articolo evidenzia come circa il 50% dei campioni di pane d’api prelevati durante la primavera sia contaminato da pesticidi, soprattutto nelle regioni del Sud. Sono stati rintracciati 50 principi attivi diversi tra cui due insetticidi neonicotinoidi oggetto di recenti restrizioni proprio per il rischio che possono comportare nei confronti delle api e degli altri impollinatori. L’importanza di queste contaminazioni risulta ancora più chiara se si considerano le numerose segnalazioni di mortalità pervenute al servizio SPIA, soprattutto dalle regioni del Nord. L’effetto di prodotti fitosanitari utilizzati in agricoltura è stato infatti individuato come una probabile causa in molte delle segnalazioni analizzate, sia come singolo fattore di rischio, sia in combinazione con la presenza di patologie dell’alveare.