L’ultimo mese del 2022, un anno che sotto diversi aspetti potremmo considerare “meteorologicamente estremo”, non ha smentito i suoi predecessori, mostrando un andamento termico caratterizzato da temperature medie molto al di sopra della norma climatologica di riferimento, finendo, su base nazionale, al secondo posto tra i più caldi dal 1800 con un’anomalia di temperatura media di ben +2,5°C in relazione al riferimento trentennale di periodo 1981-2010. Le precipitazioni sono risultate leggermente inferiori alla norma con un deficit percentuale del 16% mediato sull’intera penisola, ma con rilevanti variazioni in base alle varie aree geografiche.
Sotto il profilo termico le anomalie positive di temperatura media mensile sono state più consistenti sulle regioni centro-meridionali e sulle Isole Maggiori, laddove localmente è stata superata la soglia dei 3°C di anomalia positiva, in particolare tra Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna, mentre le regioni settentrionali e quelle del medio e alto versante Adriatico sono state caratterizzate da anomalie positive leggermente più contenute grazie ad una prima metà del mese alquanto instabile e con una breve fase fredda intercorsa tra i giorni 11 e 16, la quale ha contribuito a contenere parzialmente la mitezza che altrove ha dominato per tutto il mese.
Le anomalie termiche positive mensili sono risultate molto più accentuate riguardo ai valori minimi rispetto a quelli massimi; infatti si nota un valore nazionale di ben +3,4°C, ma con picchi di oltre +4°C su Triveneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e Campania. Ciò è ascrivibile, ma solo in parte, all’elevato numero di nottate con cielo nuvoloso o coperto, causa tempo instabile, che limita assai le perdite di calore per irraggiamento radiativo. Tuttavia, il ruolo principale è stato esercitato dal perdurare di correnti molto miti di provenienza atlantica o mediterranea, intervallate ad afflussi sub-tropicali ancora più caldi richiamati direttamente dal nord Africa. Da notare come in Pianura Padana, e in generale sulle zone interne del centro, si è registrato un numero di nottate con gelo (temperatura minima inferiore allo zero) estremamente basso rispetto alla normalità del mese di dicembre. Ad esempio, in Pianura Padana si dovrebbero manifestare almeno 13/15 giornate di gelo, mentre nel dicembre 2022 si è arrivati ad un massimo di 2/4 a seconda delle zone. In pratica un dicembre senza freddo che si possa definire tale e con quasi totale assenza di brinate o gelate.
Trattandosi del primo mese dell’inverno meteorologico, occorre sottolineare come il freddo invernale sia fondamentale per molte specie arboree, in particolare quelle da frutto. Infatti, per un migliore potenziale di produttività nella stagione primaverile-estiva, occorre un determinato “fabbisogno di freddo”, ovvero una condizione per la quale le piante entrano in piena dormienza nel periodo invernale, che è funzione sì delle ore di luce, ma anche della temperatura media dell’aria. La mancanza di un’adeguata “vernalizzazione” può provocare problemi alle successive fioriture. Inoltre, la mancanza di freddo invernale stimola una ripresa vegetativa eccessivamente anticipata, sottoponendo le colture a un’elevata sensibilità, con rischio di gravi danni, in caso di gelate tardive, come peraltro occorso nelle primavere del 2020 e 2021 che seguirono inverni particolarmente miti.
In merito alle precipitazioni, dicembre 2022 si è mostrato leggermente poco piovoso, sebbene in diverse aree della Penisola le piogge non siano mancate, segnatamente nella prima metà del mese. Con un’anomalia media nazionale di precipitazione di -16%, il mese è stato poco piovoso, e anche poco nevoso, sulla fascia alpina e prealpina, così come sulle regioni centro-meridionali adriatiche, sulla Campania, sulla Basilicata e in particolare sulla Sicilia, laddove sulle aree meridionali si è arrivati a deficit anche superiori al 50%. Le precipitazioni sono state più consistenti e complessivamente eccedenti la norma climatica sul Veneto, sulla Lombardia meridionale, sulla Liguria, sull’Emilia-Romagna, sulla Toscana, sull’Umbria e sul Lazio con picchi fino al +40% sulla Toscana, mentre sulla Sardegna si sono attestate intorno alla norma attesa.
Le operazioni di smielatura del miele di corbezzolo si sono concluse e sulla base delle interviste effettuate agli apicoltori è stata stimata una produzione media nelle zone vocate delle province di Cagliari, Sassari e Nuoro di 5 kg/alveare. Il miele di corbezzolo è una produzione di nicchia tipica della Sardegna ma piccole produzioni estremamente puntiformi possono essere realizzate anche in altre regioni, come la Toscana e la Campania.
La stagione produttiva è terminata in tutta la Penisola e gli alveari sono in fase di svernamento. Tuttavia le temperature anomale dei mesi autunno-invernali, soprattutto in alcune zone del Sud, hanno favorito lo sviluppo delle famiglie che potrebbero presentare covate più estese della norma del periodo. Preoccupa l’effetto che questo avrà sul consumo delle scorte dell’alveare che crescerà nei prossimi mesi.
Non ci sono variazioni significative della situazione di mercato. La domanda di miele è bassa nonostante sussistano ancora giacenze di miele nei magazzini degli apicoltori, anche oltre la quantità considerata fisiologica per questo periodo dell’anno. La scarsa domanda incide sui prezzi all’ingrosso del miele con prezzi generalmente in calo per tutte le tipologie di miele. Approfondimenti sull’andamento dei prezzi di mercato della stagione che si è appena conclusa saranno presenti nel consueto Report annuale di prossima pubblicazione.
Non sono state segnalate emergenze.
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L’indagine produttiva ed economica viene effettuata dalla rete di rilevatori dell’Osservatorio tramite interviste mensili ad apicoltori professionisti su tutto il territorio nazionale.
L’andamento meteorologico viene elaborato con il supporto di Pierluigi Randi, meteorologo professionista.
La resa media (kg/alveare) per tipologia di miele è rilevata su un campione di alveari in produzione nelle province vocate.
Il prezzo del miele (€/kg) è riferito a transazioni avvenute sul mercato all’ingrosso ed è inteso Franco Produttore I.V.A. inclusa.
Il prezzo delle regine (razza ligustica) è I.V.A. esclusa.
Il prezzo degli sciami è I.V.A. esclusa e si riferisce a sciami su 5 telaini (di cui 3 di covata e 2 di scorte).
Il prezzo di propoli e polline è I.V.A. inclusa mentre quello della pappa reale è I.V.A. esclusa.
Il prezzo del servizio di impollinazione è riferito ad unità (alveare o nucleo) I.V.A. esclusa.