La presenza di uno o più residui di neonicotinoidi è stata rilevata in vari campioni di miele provenienti da tutto il mondo
Gli insetticidi neonicotinoidi sono stati identificati o sospettati come uno dei fattori responsabili del declino degli impollinatori a livello mondiale. Uno studio pubblicato su Science ha analizzato l’esposizione globale delle api ai neonicotinoidi tramite l’analisi di 198 campioni di miele provenienti da tutto il mondo. Gli autori hanno trovato almeno uno dei cinque composti cercati (acetamiprid, clothianidin, imidacloprid, thiacloprid e thiamethoxam) nel 75% di tutti i campioni analizzati, nel 45% erano presenti due o più composti mentre il 10% ne conteneva almeno 4. Questi risultati confermano l’esposizione delle api ai neonicotinoidi attraverso il loro cibo principale. La presenza contemporanea di più molecole può incrementarne gli effetti negativi. Comunque, le concentrazioni rilevate sono al di sotto del livello di residuo massimo autorizzato per il consumo umano. Leggi tutto
Un altro studio recentemente pubblicato ha dimostrato la presenza di neonicotinoidi nel miele raccolto nel 2015 nel Regno Unito nonostante la moratoria sul loro utilizzo in Europa. Infatti sia l’anno prima che quello dopo la moratoria la contaminazione del miele da neonicotinoidi era a livelli simili. Questi risultati dimostrano che la moratoria Europea sulla limitazione dell’uso dei neonicotinoidi sulle colture in fioritura ha avuto solo un efficacia parziale nel ridurre il rischio per le api. Leggi tutto
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Questi studi confermano ulteriormente la diffusione degli insetticidi neonicotinoidi nel mondo ed il loro rischio per le api. Il loro vasto utilizzo in agricoltura, la loro lunga persistenza nel suolo (la velocità di degradazione nel suolo può superare i 1000 giorni) e la loro elevata sistemia (capacità di essere assorbiti e quindi trasferiti su tutti i tessuti delle piante) li hanno resi dei contaminanti ubiquitari a cui le api possono essere facilmente esposte, soprattutto attraverso polline e nettare. I valori rilevati nel miele sono uguali o superiori ai livelli che possono provocare effetti subletali sulle api ma fortunatamente inferiori ai limiti di rischio per l’uomo. Tuttavia, nonostante la moratoria Europea continuano ad essere persistenti nell’ambiente rappresentando un potenziale rischio per l’ecosistema.