Gli insetticidi anti-zanzara utilizzati nelle risaie influiscono sulla sopravvivenza di due specie non bersaglio: Ischnura elegans e Daphnia magna
Abstract
Nelle risaie, gli insetticidi sono comunemente utilizzati per controllare le larve di zanzara. Possono, tuttavia, avere effetti negativi sia sui vertebrati sia sulle specie di invertebrati non bersaglio. In questo studio, sono stati esaminati gli effetti dell’esposizione intermittente a diverse concentrazioni di cipermetrina (0,15, 0,015, 0,0015 mg/L) e diflubenzurone (0,15, 0,015, 0,0015 mg/L) sul tasso di schiusa delle uova, sul tasso di crescita e di sopravvivenza larvale nella libellula Ischnura elegans ed il tasso di sopravvivenza nel crostaceo Daphnia magna. L’esposizione agli insetticidi ha avuto effetti negativi significativi sulla percentuale di schiusa delle uova di libellula. Anche le larve esposte crescevano meno, dimostrando una mortalità più elevata rispetto alle larve di controllo. In Daphnia, il test di tossicità acuta effettuato ha rilevato una maggiore inibizione della mobilità negli esemplari esposti agli insetticidi. Si è osservata una risposta proporzionale alla concentrazione di insetticida: i livelli di esposizione più alti hanno mostrato una maggiore riduzione delle prestazioni vitali. I valori più alti testati, corrispondono a quelli attualmente impiegati in agricoltura. Questo studio suggerisce che l’esposizione a questi due insetticidi molto comuni colpisce fortemente gli invertebrati non bersaglio anche a concentrazioni molto basse.
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Innanzitutto bisogna considerare che le risaie sono ampiamente diffuse, il riso rappresenta infatti la principale fonte di calorie per oltre la metà della popolazione umana. Inoltre, ad oggi, questo ambiente agricolo è diventato importante per la conservazione di specie acquatiche, tutto a causa del declino delle zone umide naturali.
Tuttavia, la possibilità per le risaie di agire come ambiente “naturale”, viene ostacolata dall’uso dei pesticidi.
Per esempio, quelli per il controllo delle zanzare, vengono applicati direttamente in acqua. Sono molecole persistenti e possono essere sversate in corpi idrici prossimi alle risaie, disperdendosi e diventando pericolose per tutta la fauna, per le api e per l’uomo stesso.
Questo studio dimostra che la cipermetrina (insetticida piretroide) e il diflubenzurone (larvicida specifico per le zanzare), creano problemi ad una libellula molto comune, Ischnura elegans, e un piccolo crostaceo, Daphnia magna, solitamente usato nei test di tossicologia.
Si sono volutamente concentrati su due invertebrati non bersaglio ed i risultati, ancora una volta, fanno riflettere sull’uso eccessivo degli “agrofarmaci” in agricoltura.