Effetti sinergici letali e subletali sulle api da miele del pesticida sistemico flupyradifurone (Sivantow)
Nell’ultimo periodo l’attenzione si è concentrata soprattutto sui pesticidi neonicotinoidi, ma in questo studio sono stati testati gli effetti tossici letali e subletali sulle api da miele del nuovo insetticida flupyradifurone (FPF). I test si sono svolti sulle api operaie, in diversi periodi dell’anno, ed è stata studiata l’interazione del FPF con un fungicida SBI, il propiconazolo.
Lo studio mostra che esistono effetti sinergici avversi sulla sopravvivenza e il comportamento delle api (scarsa coordinazione, iperattività, apatia) anche a dosi di FPF realistiche sul campo. Le bottinatrici sono risultate essere le più sensibili ai pesticidi (effetto 4 volte maggiore) rispetto alle altre api in alveare ed entrambi i tipi di operaie sono fortemente più influenzate dal FPF in estate rispetto alla primavera.
I risultati mostrano che FPF e neonicotinoidi hanno effetti relativamente simili sulla salute delle api, condividendo gli effetti collaterali, inoltre il fungicida SBI amplifica di 4 volte gli effetti tossici del FPF e di 3 volte quelli dei neonicotinoidi sulle api.
Poiché la valutazione del rischio (RA) richiede test relativamente circoscritti, che affrontano solo marginalmente il comportamento delle api, i risultati sollevano preoccupazioni sulla sicurezza dei pesticidi approvati. Il protocollo qui utilizzato potrebbe essere quindi implementato nelle procedure RA per i pesticidi.
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Quando nell’articolo si legge che i) tutte le dosi di FPF testate alterano in modo significativo il comportamento delle api, ii) che il FPF può quindi comprometterne la sopravvivenza e iii) che tutto questo peggiora se combinato con altri pesticidi, effettivamente la preoccupazione sale alle stelle.
Questo risultato è allarmante perché nelle linee guida ufficiali, la valutazione del rischio (RA) per i pesticidi, si limita a testare le api in alveare, sottovalutando altamente il rischio per le bottinatrici.
Nel tempo aumentano i casi in cui ricerche successive all’approvazione ed utilizzo in campo di agrofarmaci documentano gli effetti negativi sulle api e sugli organismi no target; viene quindi spontaneo chiedersi se non sia il caso di arricchire i test per la valutazione del rischio (ampliare le analisi su più soggetti, studiare l’effetto cocktail, effettuare test dopo lunghi periodi di esposizione) prima di approvare nuovi pesticidi.
Che sia giunto il momento di prendere seriamente in considerazione tutte quelle possibili alternative che non vedono la chimica come unica gestione possibile in agricoltura (lotta integrata, lotta biologica, recupero di pratiche agronomiche in disuso)?