Una spiegazione dall’India per la mancata produzione del miele dai moderni ibridi di girasole
La produzione di miele di girasole (Helianthus annuus L.), in Italia, si concentra nelle regioni centrali dove risulta consistente la coltivazione di questa pianta.
Tenendo conto che si tratta di una fioritura estiva, la cui produzione di nettare, e di conseguenza di miele, è strettamente legata alle piogge e all’umidità stagionale, da qualche anno è noto tra gli apicoltori, che chi vuole produrre il miele di girasole, rischia di incontrare diversi problemi: poco miele, api ubriache o sciamanti, fino ad episodi di moria. Scoraggiando così gli apicoltori a portare le proprie api su questa fioritura.
Al momento, mettendo insieme la casistica italiana e le esperienze degli apicoltori, si imputa il problema ad una serie di concause:
1) esistono varietà di girasole che non sono ugualmente nettarifere;
2) alcuni pesticidi usati per trattare/conciare il girasole si sono rivelati nocivi per le api;
3) la selezione di ibridi spinta verso cultivar autofertili, mirate alla produzione di olio (con acidi grassi sempre più saturi) che risultano essere meno attrattive per le api.
E mentre gli apicoltori italiani si interrogano su quale possa essere la soluzione per portare in maniera sicura e produttiva le api sul girasole, arriva dall’India uno studio, pubblicato ad aprile 2020 sul “Journal of Apicultural Research” (Poonia and Chaudhary, 2020), che aggiunge un altro tassello a quanto già sappiamo e supponiamo.
In questa ricerca sono stati valutati la quantità ed i ritmi di secrezione del nettare del girasole in 6 ibridi e 2 “vecchie” cultivar, misurandoli come zuccheri del nettare disidratato (Dry Nectar Sugar – DNS).
I risultati della ricerca attribuiscono la mancata produzione di miele alla riduzione della produzione di nettare da parte della maggioranza (83,3%) dei nuovi ibridi. Le “vecchie” cultivar hanno infatti sovra-performato gli ibridi in tutti i parametri di produzione di DNS valutati: per singolo fiore, per singolo fiore nel ciclo di vita di 3 giorni, per calatide (capolino) e per ettaro.
Gli autori sottolineano che, nonostante l’elevata produzione di DNS da parte delle “vecchie” cultivar, esse hanno registrato un’abbondanza di visite da parte delle api da miele più bassa rispetto a quelle degli ibridi, arrivando così a concludere che l’interesse delle api da miele è quindi rivolto al polline e non al nettare.
Nonostante molti studi concordino sul fatto che l’impollinazione entomofila nel girasole sia indispensabile ai fini di una buona fecondazione e produzione di olio, probabilmente le visite delle api rivolte al polline, in questi ibridi, sono comunque sufficienti per l’impollinazione. Allo stesso tempo, i ricercatori evidenziano come non sia prudente lasciar diffondere ibridi di girasole con una scarsa produzione di nettare. Questo porterà a scoraggiare sempre più gli apicoltori, con un conseguente abbandono di questa fioritura e il rischio di una minor produzione di semi.
La ricerca ha inoltre permesso di rilevare tutti gli altri impollinatori che hanno visitato il girasole, per un totale di 14 specie: con la predominanza di Apis mellifera (23,9%), seguita da Apis cerana (11,1%) ed in piccolissima percentuale Apis florea (2,21%) e Apis dorsata (0,38%).
I ricercatori hanno evidenziato come la diversità dei pronubi censiti abbia subito un forte calo (del 30%) rispetto a quanto già registrato nel 1994 da Arya et al. Inoltre, la trascurabile presenza di A. dorsata, in netto contrasto con quanto precedentemente riportato da altri studi e la maggior presenza di tre specie di lepidotteri (Helicoverpa armigera, Vanessa cardui e Trichoplusia ni), parassiti del girasole, indicano una maggiore vulnerabilità ed instabilità dell’agroecosistema studiato.
In questo scenario, è della massima importanza formulare strategie di gestione, tali da assicurare una buona produzione di semi, ma anche di miele e con una buona e variegata impollinazione del girasole.
I ricercatori indiani suggeriscono di istituire la “tassa di impollinazione” e che la quantità e qualità della produzione di nettare diventino fondamentali criteri nei programmi di sviluppo agricolo, in modo da condurre/indirizzare la ricerca e la selezione degli ibridi verso le “necessità” degli impollinatori e degli apicoltori.
Certo è, che al momento ci sono cultivar in commercio che risultano migliori come attrattività per le api e per la produzione di nettare/miele. Potrebbe quindi risultare utile riuscire a identificarle e, attraverso la divulgazione, tenere informati gli apicoltori.
Elisa Monterastelli
Bibliografia citata
Poonia R. and Chaudhary O.P. (2020) – Unraveling the mystery of non extraction of honey from modern sunflower hybrids. Journal of Apicultural Research
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