Livelli quantificabili di glifosato sono stati rilevati nelle urine del 99% della popolazione francese, con valori più elevati negli uomini, nei giovani e negli agricoltori
Ancora cattive notizie sul fronte salute e pesticidi, questa volta si tratta dell’ormai famoso glifosato e della nostra salute. Sono infatti stati pubblicati i risultati di una ricerca svolta in Francia sui livelli di glifosato riscontrati nella popolazione.
Lo studio è stato condotto sulle urine di 6.848 partecipanti, reclutati tra il 2018 e il 2020, al fine di cercare un’associazione tra il livello di contaminazione, le caratteristiche biologiche (età, sesso, peso corporeo), lo stile di vita (abitudini alimentari) e l’esposizione (occupazione lavorativa, area geografica di residenza, stagioni dell’anno solare) dei cittadini.
Le analisi sono state condotte da un unico laboratorio (al fine di poter comparare i risultati) tramite il test ELISA ed hanno evidenziato che nella popolazione francese il glifosato è quantificabile, nel 99,8% dei campioni di urina, con una concentrazione media di 1,19 nanogrammi per millilitro (+/- 0,84) (risultati post-correzione tramite l’indice di massa corporea).
I soggetti con concentrazioni più elevate sono risultati essere gli uomini e, dato preoccupante, i bambini con meno di 15 anni, questo probabilmente a causa del maggior consumo di cereali e di alcune caratteristiche del metabolismo tipiche di quest’età.
I risultati supportano poi la contaminazione da glifosato per ingestione, attraverso l’assunzione di cibo e acqua, e per inalazione, tramite la contaminazione da esposizione esterna. I livelli più alti di glifosato sono stati associati ad un maggior consumo di birra e succhi di frutta, mentre quelli più bassi sono stati correlati all’assunzione predominante di cibo biologico ed acqua filtrata. La stessa relazione emerge considerando l’area geografica di residenza e l’effetto stagionale, con una maggior concentrazione nei campioni raccolti nelle aree di campagna e nelle stagioni in cui è più intensa l’attività all’aperto (primavera ed estate).
Infine, a conferma del fatto che la Francia è un paese il cui modello agricolo si è evoluto verso agricoltura intensiva con un massiccio uso di pesticidi, la maggior esposizione professionale si è ritrovata negli agricoltori, in particolare quelli che lavorano nel settore vitivinicolo e frutticolo, dove è stato riscontrato un maggior uso di pesticidi spray.
Questi risultati vanno così a sommarsi a quelli ottenuti in altri stati come il Portogallo, la Danimarca, la Germania e gli Stati Uniti e nonostante in Italia non ci siano studi a riguardo, i dati sopra riportati sono tali da farci capire che anche noi siamo nei guai. Tenuto poi conto che soltanto l’1% del glifosato è escreto con le urine, per cui le reali quantità di glifosato contenute nell’organismo sono sicuramente più elevate di quelle rilevate dall’analisi.
Malgrado le evidenze scientifiche sulla sua pericolosità, sia per le api che per la salute umana, in Unione Europea l’uso del glifosato è però ancora autorizzato. Ci si interroga così sull’efficacia della nuova PAC (Politica Agricola Comune) e sulla rotta che l’UE vuole intraprendere. Si riscontra infatti una discordanza tra le iniziative adottate: da una parte è in atto la promozione della transazione verso un “nuovo” modello agricolo, più sostenibile e meno pericoloso e dall’altra si assiste al perpetuarsi dell’autorizzazione di pesticidi di cui si conosce la pericolosità.
Dato lo scenario descritto, si arriva così a concludere che per un futuro più sano sarà necessario agire su più fronti con una visione comunitaria a breve e lungo termine, un’armonizzazione delle procedure di valutazione del rischio e di test più stringenti per l’industria agrochimica, oltre che un po’ più di coraggio da parte delle istituzioni politiche, mirando ad un vero e proprio cambiamento di rotta rispetto al passato.
Ovviamente, a livello territoriale non deve mancare l’applicazione di buone pratiche gestionali con l’uso di pesticidi solo come ultima risorsa.
Elisa Monterastelli
Bibliografia citata