Il deficit del servizio di impollinazione mediato dagli insetti mina lo stato della biodiversità e la funzionalità degli ecosistemi, oltre che la qualità della nutrizione umana e il benessere economico.
Delle 77 colture, che a livello globale dipendono dal servizio di impollinazione mediato dagli insetti, nell’articolo sono state analizzate le 25 più rilevanti per gli Stati Uniti, in termini di Valore di Produzione Lorda (dati FAO 2012).
Nello specifico per mezzo dei dati di produzione, dei prezzi di vendita al pubblico e dei dati presenti in letteratura, in questo studio è stata quantificata la dipendenza economica dall’impollinazione entomofila delle colture statunitensi a livello di contea, che possiamo paragonare alle nostre province, con la realizzazione di interessanti e pratici cartogrammi.
Essendo partiti da quanto disponibile in letteratura, è emersa una generale mancanza di dati per molte cultivar, limitando inevitabilmente la comprensione delle dinamiche di impollinazione e falsando a cascata anche i coefficienti di dipendenza. Solo per 7 cultivar sono stati rintracciati studi sul campo aventi informazioni utili per la stima dei coefficienti di dipendenza. Ciò evidenzia la necessità di studi sistematici sul campo, sebbene questi possano essere temporalmente e finanziariamente costosi. Tenuto anche conto che la stessa cultivar può avere esigenze diverse a seconda del continente/clima in cui viene coltivata e che cultivar differenti sono dipendenti dagli impollinatori in percentuale diversa (es. girasole), i pochi studi a riguardo non sono sicuramente rappresentativi.
Da non dimenticare poi che il valore economico dell’impollinazione per colture indirettamente dipendenti dal servizio ecosistemico dell’impollinazione è ovviamente più difficile da valutare a causa della mancanza di una misura diretta dell’influenza operata dall’impollinazione. Questo è il caso per esempio dell’erba medica, dove gli insetti sono essenziali per la produzione dei semi, ma non per la produzione del fieno.
Inoltre, le fluttuazioni del mercato influenzano il prezzo, rendendo difficile etichettare il valore della produzione come puramente legato alla resa (merce prodotta). Senza dimenticare che nessun approccio alla valutazione economica può “catturare” il vero valore degli impollinatori.
Fatte queste premesse viene calcolato che, nel 2012, il valore economico del servizio di impollinazione ammontava a 34 miliardi di dollari e il 20% delle contee degli Stati Uniti ha prodotto l’80% del valore economico totale attribuibile agli insetti impollinatori.
Va poi considerato che le stime del valore dell’impollinazione descritte in questo lavoro non rappresentano il valore economico di ciò che realmente andrebbe perso con il declino di questo servizio. Risulta infatti difficile fare delle valutazioni in tal senso, poiché molti fattori potrebbero mitigare le perdite economiche dovute al calo dell’impollinazione, compreso l’adeguamento dei prezzi, la sostituzione delle colture con quelle a minor dipendenza dagli impollinatori o la modifica di altri fattori (es. utilizzo di più fertilizzanti e acqua).
Nell’articolo viene analizzato anche il rapporto tra impollinatori selvatici e apicoltura, in quanto nel mondo della produzione agricola si tende a vedere, errando, l’apicoltura come una risorsa per compensare la mancanza di impollinatori selvatici. Viene per esempio sottolineato che il servizio di impollinazione mediato da insetti risulta essere un argomento difficile da indagare proprio perché gli studi spesso non distinguono tra impollinatori selvatici e api da miele (gestite), lasciando importanti distinzioni inesplorate. Per questo lo studio punta a stimolare e indirizzare le future ricerche: esplorare queste distinzioni ed incorporare altri aspetti legati al servizio di impollinazione può migliorare la valutazione economica e gli sforzi di mitigazione in quelle aree prive di abbondanza di impollinatori selvatici.
Determinata la dipendenza economica dall’impollinazione entomofila, nello studio, vengono esaminate le aree agricole con colture specifiche, legate per esempio ad un determinato paesaggio, al fine di identificare le aree più vulnerabili perché altamente dipendenti dagli impollinatori e/o perché aree in cui l’habitat per gli impollinatori selvatici è notevolmente ridotto. Viene sottolineato infine, come la produzione sostenibile di alcune colture chiave, possa conservare e rafforzare le popolazioni di impollinatori.
Ecco, quindi, che analisi come quelle svolte in questo studio possono diventare essenziali per le politiche agricole e di gestione del territorio.
Elisa Monterastelli
Bibliografia