Dall’inizio del XXI secolo in numerosi Paesi è stato osservato un declino delle popolazioni di api mellifere. Questo è un fenomeno multi-causale e negli ultimi anni sono stati identificati diversi fattori che contribuiscono alla loro scomparsa. Durante il foraggiamento, le api mellifere sono infatti in contatto con una grande varietà di stress ambientali, inclusi pesticidi e agenti patogeni, e sembra esserci consenso sul fatto che quest’ultimi rappresentino le principali cause del declino delle famiglie. In particolare, i pesticidi più rilevati negli alveari appartengono alle classi erbicidi, fungicidi e insetticidi, è pertanto fondamentale studiare gli effetti combinati di questi pesticidi, miscelandoli tra loro, anche a concentrazioni diverse.
In un precedente studio, il gruppo di ricerca capitanato dalla Dott.sa Pal, ha dimostrato che miscele binarie e ternarie dell’insetticida imidacloprid, del fungicida difenoconazolo e dell’erbicida glifosato inducono un’elevata tossicità nelle api operaie invernali, mediante un’azione biologica di tipo sistemico. Se questo ha suggerito che effetti non specifici potrebbero essere coinvolti nell’induzione della tossicità, gli effetti biochimici sulla modulazione di alcuni enzimi, hanno invece suggerito il coinvolgimento dello stress ossidativo nella tossicità delle miscele di questi composti.
Per comprendere meglio l’azione di questi tre pesticidi, è stato quindi condotto uno studio mirato (i) a confermare i risultati precedentemente ottenuti e (ii) a indagare le vie tossicologiche coinvolte nella modalità di azione delle miscele.
Nello specifico lo studio si è concentrato sulle operaie invernali perché la loro longevità le rende esposte ai pesticidi per un periodo di tempo più lungo rispetto alle operaie estive, sono infatti stati valutati gli effetti sulla longevità delle api, sull’assunzione di cibo e sulla fisiologia, esplorando sia il danno ossidativo sia i cambiamenti nelle difese antiossidanti.
I test sono stati effettuati somministrando cibo contenente i tre pesticidi singolarmente o in miscele binare e ternarie, a diverse concentrazioni.
In generale, non è stato osservato alcun effetto significativo sul consumo di cibo e la tossicità non era sempre legata al livello di esposizione e al numero di pesticidi presente nelle miscele. È però risultato che la tossicità dei pesticidi aumentava notevolmente quando si presentavano come miscele e le mortalità più elevate sono state indotte a dosi intermedie di 0,1 e 1 g/L. Allo stesso tempo, le miscele non hanno indotto sistematicamente effetti sinergici, poiché sono stati osservati anche effetti come l’antagonismo, la subadditività e l’additività.
Ad ogni modo, i dati hanno mostrato che l’equilibrio ossidativo è stato gravemente compromesso dai pesticidi, innescando un importante stress ossidativo sistemico che può ampiamente spiegare la tossicità dei pesticidi per le api mellifere. È inoltre ragionevole supporre che gli effetti negativi legati all’esposizione ai pesticidi possano essere aggravati dalle condizioni fredde e umide della stagione invernale.
Il presente studio conferma quindi i risultati precedentemente ottenuti, dimostrando che l’esposizione orale cronica di pesticidi a concentrazioni ambientali può influenzare negativamente la sopravvivenza delle operaie invernali delle api mellifere.
Tenuto quindi conto della numerosità di ricerche che hanno dimostrato la presenza di residui di pesticidi nelle matrici degli alveari, si può pensare di arrivare a spiegare, almeno in parte, l’aumento delle perdite di colonie invernali osservato in molti Paesi.
Elisa Monterastelli
Bibliografia
https://www.mdpi.com/2305-6304/10/3/104