Gli effetti letali sono quelli che portano alla morte dell’individuo, mentre quelli subletali pur non causandone la morte hanno effetti negativi, che ad esempio modificano la capacità di apprendimento e di memorizzazione, il ritmo respiratorio e la termoregolazione, o causano alterazioni sulle attività di volo e di orientamento. Gli effetti combinati derivano invece dall’esposizione a miscele di prodotti, che possono essere intenzionali quando predisposte dagli agricoltori per migliorare l’efficienza di un trattamento, o non intenzionali quando risultano dall’attività di volo e bottinamento degli insetti su campi trattati con differenti molecole. L’esposizione a tali miscele è verificabile analizzando il nettare, il polline e l’acqua raccolti per approvvigionare l’alveare. I loro effetti sulle api si classificano in additivi, quando si sommano senza interagire tra di loro in termini di aumento o calo di tossicità del singolo composto, o non additivi, quando gli esiti della combinazione sono di tipo sinergico o antagonista relativamente al livello di tossicità. Sia il tipo di interazione tra le diverse molecole che gli effetti subletali sono difficili da prevedere, e attualmente tali parametri non sono presi in considerazione negli schemi di valutazione del rischio utilizzati per la registrazione e l’immissione sul mercato di nuovi prodotti.
Nell’articolo di recente pubblicazione, Simone Tosi et al. attraverso una revisione sistematica della letteratura esistente e una meta analisi che reinterpreta le informazioni qualitative e quantitative disponibili, sintetizzano i risultati che documentano gli effetti letali, subletali e combinati sulle api e gli altri principali impollinatori (Bombus, Osmia, Megachile, Partamona, Scaptotrigona).
Lo studio ha rilevato che la maggior parte delle ricerche sulla salute degli impollinatori si focalizza nel 78% dei lavori soltanto sugli effetti letali e solo sul genere Apis. Per quanto riguarda invece gli effetti subletali e combinati si hanno informazioni relative rispettivamente al 29% degli agrofarmaci e all’1% delle combinazioni. Questo studio, oltre a fornire una lista completa e ad accesso libero di pesticidi con i relativi livelli di effetti letali, subletali e combinati, fornisce anche nuovi strumenti utilizzabili nella valutazione del rischio. Il primo è il SubTR (Sublethal Toxicity Ratio), un indice dato dal rapporto tra la più bassa dose in grado di provocare un effetto subletale, e la DL50, la dose letale che è in grado di uccidere il 50% della popolazione esposta. Tale indice può essere usato per quantificare il livello di tossicità subletale di un agrofarmaco. Gli altri due indici proposti sono l’MDR (Model Deviation Ratio) e l’EMR (Estimated Mean Ratio), entrambi utilizzabili nella valutazione del rischio per quantificare il livello di interazione tra le molecole e l’affidabilità dei risultati.
Il lavoro, infine, ha identificato quali sono le molecole principali, o gruppi di molecole, che causano i maggiori effetti subletali e combinati. Tra quelle che producono effetti subletali a dosi molto più basse rispetto alla DL50 (SubTR <0.0001) si trovano molti neonicotinoidi, ma anche alcuni fungicidi ed erbicidi. Questo risultato dovrebbe destare particolare attenzione, in considerazione del fatto che queste ultime due categorie di prodotti sono considerate generalmente sicure per le api e spesso non vengono studiate nei progetti di monitoraggio. Per quanto riguarda gli effetti combinati, il tau-fluvalinate è stato il principio attivo più studiato, in combinazione con un altro varroicida, il coumaphos, o il sinergizzante piperonil butoxide e il fungicida prochloraz. Tra gli insetticidi le combinazioni più analizzate sono state quelle relative alle interazioni tra i neonicotinoidi e i fungicidi inibitori della biosintesi degli steroli.
Seguire le raccomandazioni metodologiche presenti in questo studio sarebbe molto utile per facilitare l’acquisizione di informazioni corrette relative alla politica sui pesticidi. Come pure andrebbero sviluppati e standardizzati i test relativi agli effetti subletali.
I valutatori del rischio potrebbero quindi essere aiutati dall’uso di approcci armonizzati e standardizzati di raccolta ed analisi dei dati, nel loro compito così difficile ed encomiabile di mantenere le persone e l’ambiente al sicuro dalle inaccettabili conseguenze dell’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura.
Serena Alessandrini
Bibliografia citata:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969722039547