#55 – Le fasce fiorite seminate in mezzo ai meleti aumentano l’impollinazione operata dai pronubi selvatici?
L’intensificazione delle pratiche agricole mette a repentaglio il servizio di impollinazione operato dai pronubi selvatici nei confronti delle colture di interesse agrario, principalmente attraverso la diminuzione delle risorse fiorali spontanee che ne costituiscono il nutrimento. La riduzione o la completa eliminazione degli habitat naturali o semi naturali, come siepi o fasce fiorite, infatti, abbassa drasticamente la quantità di polline e nettare a disposizione degli insetti, determinando un declino delle popolazioni negli agroecosistemi.
La letteratura disponibile è carente di dati sulla variazione nel lungo periodo della diversità e dell’abbondanza dei pronubi, ma indica l’importanza di monitorare nel tempo le api e gli altri impollinatori per consentire la valutazione del loro declino, sia negli ambienti naturali che in quelli agricoli, al fine di elaborare strategie per supportare le popolazioni, ove necessario.
Molti studi hanno dimostrato che il contributo degli impollinatori selvatici per le colture di interesse agrario può essere uguale o addirittura superiore a quello offerto dalle api da miele (Apis mellifera). Da qui il crescente interesse allo sviluppo di pratiche agricole che li salvaguardino all’interno degli ecosistemi, affinché possano essere in grado di assicurare il loro preziosissimo servizio di impollinazione.
Il recentissimo studio di Myrto Barda et al. fornisce una dettagliata analisi dell’attività dei pronubi in seguito all’aumento delle risorse fiorali a loro disposizione, ottenuto mediante la semina di fasce fiorite negli interfilari di tre meleti situati a Tegea, in Grecia. Obiettivo del lavoro è stato quello di valutare se tale pratica aumentasse l’attività di impollinazione dei fiori di melo.
Il melo, Malus domestica, è stato scelto in quanto è tra i fruttiferi più dipendenti dall’impollinazione entomofila; molte delle sue varietà sono infatti auto-incompatibili. Determinanti sono quindi i pronubi per la quantità della produzione, la dimensione dei frutti, la loro qualità ed il conseguente valore economico. Per questo motivo gli agricoltori sono soliti, per assicurarsi un’adeguata e proficua produzione, portare nei campi le api da miele, i bombi o le osmie durante il periodo della fioritura.
I tre campi, della varietà autoctona Pilafa, sono stati osservati durante tre stagioni di fioritura consecutive, nel 2019, 2020, 2021. Due campi erano in regime di agricoltura biologica e uno convenzionale, la forma di allevamento a palmetta o a vaso, l’età delle piante compresa tra 5 e 14 anni. Lo studio ha considerato terreni con differenti circondari, diverse tipologie di habitat seminaturali nelle vicinanze, e sistemi di coltivazione e difesa dai parassiti non uniformi.
Durante il primo anno di studio nessun intervento è stato eseguito, se non l’osservazione delle visite degli impollinatori sulla flora spontanea presente, e sui fiori di melo. Nelle due stagioni di fioritura successive è stata seminata in quattro interfilari di ogni campo una miscela di fioriture annuali selezionate, al fine di confrontare le visite degli impollinatori su queste fasce fiorite rispetto a quelle sulle fasce spontanee presenti in altri quattro interfilari, e di valutare le eventuali differenze sulle visite ai meli.
Nove specie di piante sono state selezionate per la miscela seminata, appartenenti alle famiglie Apiaceae, Brassicaceae, Fabaceae e Poaceae. I criteri di scelta sono stati molteplici: garantire attraverso i pollini di altissima qualità e quantità proteica delle Brassicacee e delle Fabacee la nutrizione ideale per la riproduzione e lo sviluppo larvale degli impollinatori, escludere specie potenzialmente nocive, prediligere piante autoctone, costituire una miscela in grado di garantire una copertura fiorale per il periodo da Marzo a Giugno, e un’attrattività per varie tipologie di pronubi.
Le osservazioni effettuate hanno evidenziato come sia le piante spontanee che le piante seminate abbiano offerto risorse fiorali appetibili per diversi generi di impollinatori, tra cui api da miele, api solitarie, bombi e insetti dei generi Halictidae e Syrphidae.
Le fasce seminate con la miscela hanno attratto insetti in numero notevolmente superiore rispetto alla flora spontanea, indicando in maniera chiara quanta importanza rivesta la diversità e l’abbondanza fiorale per la vita degli impollinatori.
La diversità numerica dei pronubi presenti nelle aree osservate, tuttavia, non ha avuto effetti rilevanti sulle visite ai fiori di melo, che sono state pressochè uguali sia in prossimità delle fioriture spontanee che di quelle seminate. In entrambi i casi l’ape da miele è stata l’impollinatore maggiormente presente sia sui fiori degli interfilari che su quelli dei meli, in ciascuna delle tre annate.
Nonostante la semina di piante selezionate non abbia portato ad un aumento delle visite dei pronubi sui fiori di melo, questi risultati sono preziosi per una miglior comprensione delle interazioni piante-fiori nei meleti e per poter impostare lo sviluppo di una gestione che tenga in considerazione la conservazione dei pronubi all’interno di questi agroecosistemi.
La semina di fasce fiorite negli interfilari, alla luce di questo studio, può quindi essere considerata una buona ed auspicabile pratica agricola, utile per supportare un maggior numero e una più rilevante variabilità di impollinatori, oltre che per sostenere l’attività apistica mediante l’aumento di risorse alimentari.
Serena Alessandrini
Bibliografia citata:
https://www.mdpi.com/2075-4450/14/2/208?utm_campaign=releaseissue_insectsutm_medium=emailutm_source=releaseissueutm_term=titlelink36