La continua espansione delle colture impollinate da insetti aumenta sempre più la dipendenza della produzione di cibo dagli impollinatori selvatici. Per questo motivo da tempo, al fine di garantire il loro servizio sulle colture di interesse agrario, si consiglia di conservare ambienti seminaturali in ogni contesto agricolo. Siepi, filari di piante autoctone, arbusti, prati naturali e boschi hanno infatti la funzione di mantenere in loco le popolazioni di insetti, fornendo loro abbondanti e variegate fioriture e risorse trofiche.
Le informazioni fornite alla politica e agli agricoltori inerenti la dimensione e le caratteristiche di questi ambienti, tuttavia, sono piuttosto carenti.
Al fine di ottenere indicazioni pratiche ci viene in aiuto il lavoro scientifico di Maxime Eeraerts recentemente pubblicato, che ha valutato la relazione tra il numero di visite fornite dagli impollinatori selvatici e la superficie degli habitat naturali.
Lo scienziato ha raccolto i dati necessari al suo studio negli anni fra il 2015 e il 2017 in Belgio, su 22 campi di ciliegio coltivati convenzionalmente. Le diverse aree di osservazione sono state definite entro una distanza di 250m attorno ai frutteti, ed entro questo raggio sono state misurate le superfici degli habitat naturali presenti.
L’analisi dei dati raccolti ha portato alla conclusione che le visite ai frutteti da parte degli impollinatori selvatici, bombi e api solitarie, sono aumentate proporzionalmente all’aumentare di tali superfici fino alla soglia del 15% dell’area osservata. Aree naturali con estensione maggiore del 15% dell’area totale non hanno fatto registrare ulteriori incrementi relativi al numero delle visite degli impollinatori ai ceraseti.
Si è però osservato che l’estensione di superficie oltre il 15% dell’area totale determina un potenziamento della biodiversità dei pronubi, che è sempre vantaggiosa e auspicabile per aumentare la stabilità degli agroecosistemi.
L’ottenimento di un ulteriore rafforzamento delle visite alle colture è invece possibile mediante il miglioramento della qualità degli habitat naturali, ad esempio attraverso l’introduzione di fioriture massive pollinator-friendly. Il consiglio di Eeraerts per poter garantire il livello ottimale di impollinazione e la conservazione dei pronubi è quindi quello di portare tali aree fino alla soglia del 15% della superficie totale, e di curarne la qualità.
Le informazioni quantitative scaturite da questo studio possono essere combinate con i dati relativi all’incidenza della qualità degli habitat, per poter fornire linee guida utili a supportare gli agricoltori nel decidere quali misure adottare per aumentare e/o migliorare il servizio di impollinazione ad opera dei pronubi selvatici.
Serena Alessandrini
Bibliografia citata:
https://doi.org/10.1016/j.biocon.2022.109887