Marzo 2023 ha mostrato temperature medie decisamente superiori alla norma del periodo, collocandosi, a livello nazionale, al nono posto tra i più caldi in assoluto da quando esistono le rilevazioni strumentali (1800, fonte: ISAC-CNR). Analizzando il campo di temperatura media su base nazionale, il mese ha evidenziato un’anomalia di +1.1°C rispetto alla media del trentennio 1991-2020, e di +1,8°C in relazione alla norma del periodo 1981-2010.
In merito alle precipitazioni medie, marzo 2023 si è dimostrato un mese particolarmente secco, con un’anomalia su base nazionale di ben il -33% (verso il clima 1981-2010), col risultato di aggravare ulteriormente la condizione di siccità estrema che da mesi imperversa in particolare sul Nord della Penisola. La situaziona attuale, all’uscita dall’inverno, trova pochi precedenti nella nostra storia climatologica e depone per una primavera-estate molto critiche se non subentreranno radicali cambiamenti nella circolazione atmosferica generale.
Nel marzo 2022, si ebbero gelate tardive anche intense verso fine mese, le quali provocarono danni alle coltivazioni arboree anche di una certa gravità. Questo aspetto negativo è fortunatamente mancato nel 2023, ma purtroppo è stato, di fatto, solo rimandato. Infatti, al momento della stesura del presente report, intense gelate tardive si sono ripresentate su molte aree del Nord e del Centro Italia, similmente a quanto avvenne nei mesi di aprile 2020 e 2021.
Sugli effetti e sui danni delle gelate che si sono verificate si ritornerà con maggiore dettaglio nella rilevazione di aprile, ma è utile sottolineare che la maggiore presenza di eventi di gelo tardivo nei periodi compresi tra l’ultima decade di marzo e la prima decade di aprile, è riconducibile all’aumento della variabilità climatica connessa al clima recente (1991-2020), in un contesto generale di aumento delle temperature medie invernali. Gli inverni miti, che sono una conseguenza del riscaldamento globale, portano infatti ad un risveglio vegetativo anticipato, con fasi fenologiche più precoci e maggiormente sensibili ai ritorni di freddo primaverili. Il clima recente presenta inoltre un’amplificazione della variabilità primaverile, con un aumento dell’ampiezza delle variazioni termiche intra-stagionali con l’alternarsi di lunghi periodi con temperature nettamente superiori alla media stagionale, ad altri brevi più freddi, associati talora a nevicate primaverili fino a bassa quota. La temperatura media da dicembre a marzo, periodo che ha influenza sul risveglio vegetativo delle colture arboree, mostra un aumento nel clima attuale (1991-2020) rispetto al clima passato (1961-1990) di circa 1-1,5 °C in gran parte del territorio nazionale. L’aumento della temperatura media nei mesi di marzo e aprile mostra invece un aumento più contenuto tra 0,5 e 1 °C. Contestualmente, nel trentennio 1991-2020 si nota un aumento di oltre il 50% di giorni con temperatura minima inferiore allo zero nell’ultima decade di marzo, mentre il numero medio della stessa grandezza è circa raddoppiato nella prima decade di aprile. Gli scenari futuri descritti dai modelli climatici, pronosticano un aumento ulteriore delle temperature medie invernali, ma anche un aumento della varianza, che si traduce in un aumento degli estremi, certamente in prevalenza di caldo, ma anche di segno opposto, come ad esempio sta accadendo più di frequente a inizio primavera e come è ipotizzabile che accadrà anche in futuro.
Scenario meteorologico di massima previsto per le prossime due settimane
Fino al 16 aprile (affidabilità alta), le condizioni depongono per un quadro termico meno freddo rispetto alla settimana precedente. Temperature superiori alla norma (anomalie di +1/+2°C), sul Nord e Toscana, specie nei valori massimi. Anomalie termiche leggermente negative sono attese al Sud e sul versante adriatico, ma non severe e in genere non oltre -1°C. Valori medi intorno alla norma altrove. Precipitazioni ancora molto scarse sul Nord, regioni centrali tirreniche e Sardegna (-15/-20%); superiori, ma intorno alla norma, sulle regioni centrali adriatiche, al Sud e sulla Sicilia (+0/+10%).
Dal 17 al 23 aprile (affidabilità media), appare più probabile uno scenario di tempo stabile e mite/caldo sulla Penisola con temperature sopra norma e precipitazioni inferiori alla norma, con particolare riferimento a Centro-Nord e versante tirrenico.
Nel mese di marzo gli apicoltori in diverse zone d’Italia hanno iniziato a posizionare i melari per i raccolti sulle prime fioriture primaverili. Tuttavia, l’andamento meteorologico caratterizzato dalla scarsità di precipitazioni e il freddo tardivo, sopraggiunto a inizio aprile, sembra aver ostacolato le prime produzioni e in molti casi il poco nettare raccolto è stato perlopiù consumato dalle famiglie in avanzato stato di sviluppo. Ad esempio in Sardegna e in Calabria è stato compromesso l’atteso raccolto di miele di asfodelo e le prospettive sono negative anche per gli apicoltori che in Puglia hanno portato gli alveari sulla fioritura del ciliegio. In Trentino sta per iniziare la fioritura del melo e si teme per i danni che possono aver causato le gelate tardive su questa fioritura e, più in generale sul resto del territorio nazionale, su altre fioriture di interesse apistico come acacie ed agrumi.
Sul mercato del miele si conferma lo scenario delineato nel mese di febbraio: mercato all’ingrosso dei fusti sostanzialmente fermo, prodotto in esubero nei magazzini dei confezionatori e giacenze presso gli apicoltori, prezzi nel primo trimestre del 2023 in ulteriore flessione (del 5- 10%) rispetto ai prezzi degli ultimi mesi del 2022. Per i prezzi dell’ultimo trimestre del 2022 si veda il Report andamento produttivo e di mercato per la stagione 2022.
La richiesta di sciami si conferma piuttosto consistente, sia come rimonta, per sopperire alle perdite invernali o per rinforzare le famiglie indebolite, sia da parte delle aziende che desiderano incrementare il numero di alveari. Le consegne degli sciami entreranno nel vivo nel mese di aprile ma in base alle prenotazioni si rilevano i seguenti prezzi iva esclusa: per gli sciami convenzionali, al Nord 110 -130 €/cad, al Centro 110-120 €/cad, al Sud e Isole 100-120 €/cad. In Sicilia per gli acquisti con contributo pubblico si applica il prezziario regionale dell’agricoltura che prevede un prezzo di 88 €/cad. Per gi sciami biologici i prezzi si aggirano sui 120 €/cad al Centro, tra i 130-140 €/cad al Nord. Il prezzo varia oltre che per la tipologia di allevamento (convenzionale o biologico) anche in base alla quantità di sciami venduti.
Il mercato delle regine è appena agli inizi. I primissimi prezzi rilevati oscillano tra i 18 e i 20 €/cad.
In Sicilia, siamo sul finire della stagione per le consegne di nuclei per l‘impollinazione nella parte occidentale dell’isola. I prezzi oscillano, al netto dell’IVA, dai 32 € ad unità, con consegna diretta al serricoltore, ai 27 € ad unità con consegna al rivenditore. Il mercato è rivolto principalmente ai serricoltori della zona di Marsala (AG) e Palma di Montechiaro (AG). I nuclei d’impollinazione sono orfani con 2 telai di covata opercolata ed uno di scorte.
In Piemonte si segnala un furto di tre alveari in provincia di Torino.
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L’indagine produttiva ed economica viene effettuata dalla rete di rilevatori dell’Osservatorio tramite interviste mensili ad apicoltori professionisti su tutto il territorio nazionale.
L’andamento meteorologico viene elaborato con il supporto di Pierluigi Randi, meteorologo professionista.
La resa media (kg/alveare) per tipologia di miele è rilevata su un campione di alveari in produzione nelle province vocate.
Il prezzo del miele (€/kg) è riferito a transazioni avvenute sul mercato all’ingrosso ed è inteso Franco Produttore I.V.A. inclusa.
Il prezzo delle regine (razza ligustica) è I.V.A. esclusa.
Il prezzo degli sciami è I.V.A. esclusa e si riferisce a sciami su 5 telaini (di cui 3 di covata e 2 di scorte).
Il prezzo di propoli e polline è I.V.A. inclusa mentre quello della pappa reale è I.V.A. esclusa.
Il prezzo del servizio di impollinazione è riferito ad unità (alveare o nucleo) I.V.A. esclusa.