Dimostrata dall’Università di Bolzano la correlazione tra uso del glifosato e la qualità dell’uva, con particolare riferimento alla modifica della composizione del succo e alle difficoltà fermentative.
Il glifosato, molto usato per il controllo delle malerbe sulle file delle viti, altera la qualità del mosto prodotto. È la conclusione a cui sono giunti ricercatori della Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano dopo uno studio sulla fermentabilità di uve di Gewürztraminer. Infatti i ricercatori hanno dimostrato che l’uso di glifosato per il controllo delle malerbe nei vigneti può alterare gli aminoacidi e gli zuccheri contenuti nell’uva che sono determinanti nel conferire l’aroma tipico del vino. Per la prima volta, grazie alla “calorimetria isotermica” e all’osservazione dello sviluppo fermentativo nel succo d’uva, i ricercatori hanno potuto osservare che nei mosti ottenuti da uve trattate con l’erbicida il calore sprigionato durante la fermentazione si riduce notevolmente. Il glifosato ha un effetto negativo sulla qualità dell’uva perché interrompe la sintesi degli amminoacidi essenziali aromatici quali fenilalanina, tirosina e triptofano. Lo studio ha anche dimostrato che questi effetti indesiderati possono essere bilanciati da trattamenti con urea.
Poiché le piante di vite non sono entrate in contatto diretto con l’erbicida, queste evidenze suggeriscono la possibilità che il composto chimico, tal quale o in forma di metaboliti, possa passare dalle malerbe (target) alla vite (non target) attraverso un processo di trasferimento pianta-suolo-pianta con impatto sulla qualità delle produzioni. Fino ad oggi, l’impatto dell’uso del glifosato nel controllo delle malerbe in vigneti sulla qualità del succo d’uva e sulla fermentazione del mosto non era ancora stato provato.
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Lo studio ha dimostrato che il glifosato interferisce negativamente sulla produzione del vino. Questo importante dato si va ad aggiungere agli altri aspetti negativi di questa molecola, inizialmente “spacciata” come rapidamente degradabile, mentre oggi sappiamo essere persistente e praticamente ubiquitaria. Non resta che augurarsi che questo nuovo dato contribuisca a far assumere la decisione della sua definitiva messa al bando. Infine lo studio fa sorgere un dubbio: il glifosato è ancora presente anche nel vino?